RDC: nell'interesse dei bambini, basta con disinformazione, confusione, falsità e calunnie
L’impegno della Commissione per le adozioni internazionali - Presidenza del Consiglio dei Ministri, affinché - in piena sintonia con le Autorità della RDC - si possa al più presto consentire ai minori adottati da coppie italiane di raggiungere le loro famiglie è totale e coincide con i diritti dei bambini e l’interesse delle loro famiglie.
La Commissione ha il dovere di intervenire se vi sono problemi di carattere internazionale che possono compromettere le procedure adottive, a maggior ragione quando 50 famiglie italiane, che hanno ottenuto sentenze definitive di adozione nella RDC, si sono affidate alla Commissione - Presidenza del Consiglio dei Ministri, revocando il mandato all’ente con cui hanno concluso ogni rapporto giuridico ed anche economico.
Sconcerta, pertanto, dovere constatare come soggetti che all’apparenza sostengono di avere il prioritario impegno di proteggere e aiutare i bambini persistano, invece, in comportamenti che danneggiano i minori, disattendendo la volontà dei loro genitori adottivi e ostacolando il Governo nelle proprie funzioni.
A nessun bambino dovrebbero venire negati i diritti e a nessun genitore dovrebbe essere impedito di poter tutelare i diritti dei propri figli. Per questo sia la Commissione che i genitori adottivi hanno chiesto inutilmente di desistere da tali sconsiderati comportamenti.
Prosegue, invece, contro ogni logica e giustificazione, a sostegno di interessi poco chiari e comprimendo diritti fondamentali, una strategia che tende ad ostacolare l’attività della Commissione, anche facendo veicolare attraverso organi di stampa e in ogni sede che assicuri un clamore mediatico, compresa quella parlamentare, una falsa rappresentazione dei fatti; istigando perfino coppie adottive, la cui sofferenza in questa lunga attesa è comprensibile, ad assumere atteggiamenti reattivi e di divisione rispetto ad altre famiglie in analoga condizione e a disattendere le raccomandazioni della Commissione.
Sconcerta, pertanto, che vengano veicolate e diffuse quotidianamente notizie parziali, diffamatorie e calunniose, che hanno lo scopo di delegittimare l’azione del Governo, allarmare le famiglie che stanno vivendo una difficile situazione e che, in modo subdolo, tendono a pregiudicare i rapporti tra Italia ed RDC, con evidenti possibili ricadute negative sulle procedure adottive delle coppie italiane e sul futuro dei loro figli.
Lo sforzo di dare credibilità a tale falsa rappresentazione della verità, che ha come obiettivo primario indebolire agli occhi dell’opinione pubblica l’azione di Governo espressa dalla Commissione, avviene attraverso tentativi – tra l’altro autolesionistici per gli enti- di ridimensionare e perfino destabilizzare gli importanti risultati raggiunti dalla Commissione nella collaborazione internazionale con i paesi d’origine e, comunque, di metterne in forse l’operato con accuse false, infondate e infamanti rivolte anche agli enti autorizzati di cui la Commissione, d’intesa con i genitori adottivi, si sta avvalendo, in base a norme di legge.
Particolarmente inquietanti, quindi, risultano le accuse diffamatorie e calunniose rivolte ai rappresentanti religiosi di tali enti che operano nella RDC, dove rivestono da tempo un ruolo importante e riconosciuto nel campo della tutela dei diritti umani dei bambini, accompagnate da un maldestro tentativo di renderle credibili attraverso la diffusione di atti, che non solo circolano fuori di canali ufficiali, ma i cui contenuti sono smentiti dalla piena regolarità dell’operato di tali associazioni e dei loro rappresentanti, accertata e riconosciuta in fatto e in diritto nelle sedi realmente competenti in RDC e in Italia.
La Commissione, pertanto, apprezza, anche a nome delle famiglie interessate, il comportamento responsabile di coloro che, nell’interesse superiore dei bambini e delle procedure adottive di tutte le coppie italiane nella RDC, stanno continuando a compiere il loro dovere e la loro missione a fianco della Commissione, senza cadere in provocazioni inaccettabili, e comprende la riserva di esercitare ogni azione a tutela della propria dignità ed immagine a tempo debito e nelle sedi proprie.
In questo contesto, appaiono legittime le domande poste alla Commissione da molte coppie interessate alle adozioni nella RDC, che di seguito si riportano:
- se lo scopo è di garantire la sicurezza dei bambini adottati da coppie italiane, secondo la volontà legittimamente espressa dai loro genitori e di portare in Italia, d’intesa con la RDC, tutti i bambini adottati, a chi giova tutta questa disinformazione e confusione?
- a chi giova accusare falsamente enti italiani di rapimenti e traffici di minori mai commessi e delegittimare il sistema delle adozioni italiane?
- la RDC quale opinione potrebbe farsi - grazie a queste false accuse – dell’affidabilità di tutte le procedure adottive italiane, se non avesse fiducia nelle relazioni internazionali intercorrenti con la Commissione e il Governo italiano?
- perché, allora, si cerca di delegittimare l’attività della Commissione e del Governo italiano nel campo delle adozioni internazionali?
- se gli enti italiani che si occupano di adozioni internazionali sono associazioni private, autorizzate, vigilate e controllate dal Governo italiano, tramite la Commissione, è legittimo che tali enti, se sottoposti ad una procedura di verifica della CAI prevista per legge, reagiscano favorendo la diffusioni di notizie gratuitamente diffamatorie, calunniose ed offensive che possono mettere in forse i rapporti con i paesi di origine e le procedure adottive delle coppie italiane?
La Commissione conta ancora una volta sulla responsabilità degli enti che assistono le coppie italiane, che hanno ottenuto sentenze definitive nella Repubblica democratica del Congo e sulla capacità genitoriale delle famiglie adottive italiane, affinchè siano isolate e bloccate inaccettabili e ingiustificate posizioni di pregiudizio degli interessi dei minori adottati dalle famiglie italiane.